A cura dei ragazzi di V Liceo
La nuova moda del momento è il selfie, una fotografia fatta da sé, dall’inglese “by itself”, con lo scopo di essere pubblicata su un social network. Ci sono svariati utilizzi dei selfie, dal puro narcisismo, unicamente per avere apparizioni, oppure per trasmettere un messaggio in rete. Sono stati approntati degli studi su questo fenomeno, in ambito psicologico e sociale, per chiarire se il selfie sia un disturbo o meno. In realtà la preoccupazione è “la dipendenza dal giudizio degli altri e l’incapacità di intrattenere relazioni autentiche” (Focus, febbraio 2015).
I giovani e gli adulti che rinunciano alla vera comunicazione per i selfie dovrebbero mettere un po’ da parte lo smartphone, guardarsi intorno e prestare attenzione anche ai profumi del mondo e alle emozioni di chi sta loro intorno.
Adesso è la tecnologia a seguire le tendenze e non la moda a sfruttare il progresso tecnologico della nostra epoca. Una vita da guardare e non da vivere è davvero una grande invenzione? Ormai il pensiero di farci un selfie per immortalare vari momenti ha superato la preoccupazione di vivere il momento stesso. Comunque il selfie rimane un mezzo divertente ed efficace per scattarsi foto, ma bisogna ricordare che la vita deve essere vissuta prima che osservata. Non possiamo vederci vivere dall’esterno, come quel povero Fu Mattia Pascal di pirandelliana memoria. Viviamo purtroppo in una società in cui tutto è coperto da fredde maschere che opprimono i veri sentimenti, che velano e nascondono ogni intima e singola sensazione che possa rendere diversa la persona e distinguerla dalla massa.
Come sarebbe bello credere in alcuni valori, quali l’umiltà e la semplicità, e parlare piuttosto dell’arte del selfie per esprimersi, per diffondere le proprie idee, per lasciare un segno in questa era dell’autoscatto.